L’examen d’entrée aux Beaux Arts de Florence que j’avais passé en septembre 2019 consistait en deux épreuves techniques, un dessin en six heures et le lendemain un bas relief identique de même durée, et l’épreuve orale. Au terme des trois ans d’études, le professeur Patti nous avait concocté un examen de plus intéressant, un portrait d’après modèle vivant en six heures. J’ai demandé à Laura Nardi, collègue en classe de Biasci et surtout bonne amie, si je pouvais la représenter. Les pains d’argile étaient très frais et au début il me semblait modeler de la soupe, mais dans la journée très chaude de juillet en Toscane, le matériau est devenu bien vite très agréable à travailler. Laura avait porté un livre sur l’art contemporain pour passer le temps, le portrait est donc celui d’une liseuse. Le portrait est resté quelques jours en classe puis est parti avec le reste de mes travaux et affaires, planté sur sa structure et assis sur le siège avant de ma charrette remplie comme un oeuf. Je l’ai ensuite vidée et préparé pour la cuisson à la maison où il a séché quelques mois, avant d’aller à Carrara pour son ultime métamorphose, la cuisson. La photographie à Carrara la montre posée sous le Moise de Michel-Ange, petite chose fragile sous le colosse. La mise en scène plaisante sur le fait d’être académique aux côtés du grand maître, mais en comparaison il nous rappelle combien il faut être humble devant l’art des grands maîtres.
Auteur/autrice : Mienville
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Recyclage, cercle vertueux ou vicieux?
La boîte de conserve contient généralement quelque chose de caché, bon à l’intérieur et recyclable à l’extérieur.
Ici, le contenant n’existe pas et le contenu se révèle à nous comme matière et forme. Ce que devrait être le produit idéal, un contenu autonome, car il n’y a plus de boîte à recycler, pourtant il ne faut pas se fier aux apparences et bien réfléchir à ce que c’est réellement. Qu’est-ce que c’est? Une souris s’était acharné en mon absence dans un tiroir de l’atelier, essayant vainement de trouver la bonne graine dans ce qu’elle avait interprété comme des coques de fruits, réduisant en miettes mes heures de travail. J’avais trouvé cet été là dans un désastre écologique ce qui restait de ces perles, à moitié mangées. Désormais elles sont recyclées à l’intérieur de la sculpture en résine, produit chimique bi-composant non recyclable. Je ne peux donc pas reproduire l’oeuvre, c’est du one-shot, la souris ne s’invitant pas comme un assistant d’atelier pour produire une série. Tant mieux me direz-vous.
L’oeuvre nous interroge sur la notion même de recyclage et de l’utilisation de produits non recyclables et non durables dans la production artistique. Si je recycle une matière non recyclable dans un produit non recyclable en ajoutant une matière nocive, qu’ai-je finalement résolu comme problème?
Considérant que le ,meilleur déchet est celui que l’on ne produit pas, nous devons considérer le recyclage en produits non recyclables, comme une partie active du problème.La lattina di solito contiene qualcosa di nascosto, buono dentro e riciclabile fuori.
Qui il contenitore non esiste e il contenuto si rivela a noi come materia e forma. Questo dovrebbe essere il prodotto ideale, un contenuto autonomo, perché non c’è più la scatola da riciclare, però bisogna stare attento alle apparenze e riflettere attentamente su ciò che realmente è. Cos’è questo? Un topo aveva approfittato della mia assenza per occuparsi in un cassetto del laboratorio, cercando invano di trovare il seme dentro a quelli che aveva interpretato come gusci di frutta, riducendo in mille pezzi le mie ore di lavoro. Quell’estate ritrovai ciò che restava di queste perle, mezzo mangiato, in un disastro ecologico. Ora vengono riciclati all’interno della scultura in resina, un prodotto chimico bicomponente non riciclabile. Non posso quindi riprodurre l’opera, è un one-shot, il topo non si invita come un assistente di laboratorio a produrre una serie. Tanto meglio.
L’opera ci interroga sulla nozione stessa di riciclo e sull’utilizzo di prodotti non riciclabili e non sostenibili nella produzione artistica. Se riciclo un materiale non riciclabile trasformandolo in un prodotto non riciclabile aggiungendo un materiale nocivo, quale problema ho finalmente risolto?
Considerando che il rifiuto migliore è quello che non viene prodotto, dobbiamo considerare il riciclo in prodotti non riciclabili come parte attiva del problema. -
Ritratto di Filippo in bronzo
L’itinere di questo ritratto inizia a novembre 2021 con uno studio al vero di Filippo, collega scultore, a lezione di scultura di Stefano Patti. In riassunto si tratta di un cotto a partire del quale si è fatto uno stampo nello scopo di trarne un positivo in cera con Luca Bianchini al corso di tecniche di fonderia. l’opera che faccio vedere oggi è la “prova d’autore 1” in bronzo patinato, ottenuto con fusione a cera persa. Ogni positivo è un opera in sé perché ci devo fare ritocchi e firmarlo, che sia in gesso in cera in bronzo. Questo processo consente di accettare commissioni a numero limitato di opere in bronzo o altro materiale, ogni opera è datata numerata e firmata. Il bronzo è una materia d’eccellenza che si ottiene secondo un processo bene definito, non è una cosa fai da te ne una resina metallizzata, è pure un mestiere molto duro con delle spese elevate di materia prima e laboratoriale quindi io non affiderei il mio lavoro a qualsiasi ma a uno specialista dell’arte. Lo specifico perché capita di trovare scritto “bronzo” su un manufatto di resina patinato come un bronzo ma non è assolutamente la stessa cosa. Il bronzo è una tecnica che riceviamo dall’antichità, Firenze ha contribuito alla sua espansione nell’era moderna grazie a Donatello Giambologna tra l’altro e si è sempre utilizzato in arte e artigianato.
Per tornare al mio “pensiero” in bronzo, vorrei condividere quell’emozione grande e bella di vederlo in bronzo. Tradurre un “pensiero” si fa con le lettere cosi come con la materia, in quel caso non è più letteratura ma scultura.
L’opera “il pensiero” 2022 Bronzo patinato
Giovedì 30 giugno 2022. Ultima lezione dell’ultimo giorno di triennio di scultura, patinatura del bronzo con Luca Bianchini professore di tecniche di fonderia all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
⚜️🥰 Materia del fuoco materia eterna materia innocuo per l’ambiante materia di Donatello materia della passione … noi siamo temporanei il bronzo no 🖤
L’opera “il pensiero” rappresenta un giovane scultore che si interroga sul suo futuro, ho ideato l’opera nella biblioteca Laurenziana disegnata da Michelangelo. Il tormento …
Ogni volta che firmo un opera d’arte ci lego il nome di mio padre. -
Ritratti in cotto
Questi due, Filippo e Simona, l’ombra e la luce, il pensiero e la speranza, le ho immaginato quasi insieme. Almeno quando ho immaginato la luce, la speranza, era per fare opposizione al precedente più oscuro. Come per una scatola di Pandora, era necessario lasciare scappare un po di speranza. Dopo mesi, lui in attesa in aula di fonderia per la traduzione in bronzo, lei in attesa di cottura, infine le posso vedere insieme, e funziona. Quanta gioia di vederli infine insieme, questa foto è un attimo di felicità. L’essenza della fotografia!
La cottura è sempre un momento critico e una gioia. Il colore della creta è grigio scuro quando è bagnato ciò che da un aspetto pieno e vivo grazie all’acqua, e mentre si asciuga la creta si ritira diminuisce e chiarisce. Il colore arancione conferisce alla ritrattistica una dolcezza che ritorna a dare una certa forma di vita alla terra. Il cotto quindi sembra più vivo che il crudo, anche se non si può essere più secco! Il ritratto del Patti rimane in cotto senza patina per ora lo lascio cosi, mentre i due altri sono rifiniti con una cera per cotto. Questo colore aggiunge all’espressone del Patti una dimensione ancora più serena. -
Mostra di Anatomia artistica ABAFI Preghiera in marmo
MOSTRA Aula A25 Accademia di Belle Arti di Firenze ANATOMIA ARTISTICA
Istallazione del piede di marmo con un gesso che riferisce al materasso che fece il Bernini per l’Ermafrodito oggi al LouvreQuesta preghiera è un ringraziamento a Camille Claudel, che paradossalmente essendo francese ho conosciuto sul tardi. Secondo la legenda, avrebbe buttato di rabbia un piede di marmo nella Seine, tesoro non ancora rivenuto e che fa sognare. Il riferimento non si ferma al gioco di parole sul piede e percorso o passo avanti, ma proprio al fatto che abbiamo quasi la stessa età in cui il suo percorso si è fermato per forza in manicomio quando il mio è iniziato in accademia.
Quando si pensa che è morta quasi trent’anni dopo, in condizioni orrendi di fame sotto guerra, vorrei immaginare cosa avrebbe fatto successivamente se fosse stata in buona salute, quanta bellezza avrebbe potuto ancora produrre, quanta « maestria » avrebbe raggiunto.
Il mio professore Very, a chi avevo racontato la gioia di sperimentare la tecnica del marmo a scuola, mi aveva risposto una bellissima lettera nella quale raccontava come un bambino avesse chiesto con innocenza alla Claudel » come sapevi che ci fossero quelle persone dentro al sasso? » . Tutto l’arte in una semplice domanda…
La compassione non è sola a nutrire l’ammirazione, ma perché è stata una donna della sua epoca, ribella appassionata come lo dobbiamo essere tutte per avere fede in noi stesse, in un tempo corto è vissuta come un astro fulgente bruciandosi per illuminarci.
Molto più umilmente, il mio piede di marmo occupa uno spazio concettuale circoscritto tra l’opera d’arte accessibile a tutti e l’Anatomia artistica in ciò che ha di molto intimo. Spesso, sorprendo qualcuno che lo accarezza, e, secondo il mio spirito del momento e quanto mi è simpatica la persona, o mi arrabbio di questa familiarità inaspettata, oppure ne rido e penso : « stai accarezzando amorevolmente il mio piede » … -
Satiro dormiente
Si annoiava da secoli …
Bozzetto di studio per marmo, in itinere. -
Ritratto di Stefano Patti
Ritratto al maestro Stefano Patti, fatto nella sua classe a lezione di scultura del’Accademia di belle Arti di Firenze. Per concludere il mio triennio avevo piacere ritrarre il mio professore, tra pochi anni andrà in pensione era più che ora dedicargli un ritratto, ma anche per portarmi via un po di lui per sempre. Il suo maestro Antonio Berti gli aveva fatto il ritratto quando era allieve, opera intitolata “giovane mediterraneo”, ora al museo di Stia, ed è cosi che ho iniziato il lavoro con la pressione di misurarmi al grande Berti! Senza dubbio non potevo fare ne meglio nemmeno cosi bene, mi sono impegnata a fare il meglio possibile divertendomi tantissimo. Di solito quando faccio un ritratto in creta ci passo molto tempo, alla ricerca della verità, alla ricerca di un ideale, alla ricerca di un microcosmo in cui spesso mi perdo. L’argilla ha questo di bello è che ci lega alla terra in un modo proprio religioso, la terra l’acqua la vita e noi per cosi poco tempo qui insieme. Ora è in cottura, nella pancia del mostro caldo che ogni tante rendre briciole sperando che fuoriesca integro nel arancione del cotto.
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Medusa verde
Questo bassorilievo data di 2019, l’avevo fatto per allenarmi in previsione dell’esame d’ingresso all’accademia. Quindi l’ho fatto senza avere ricevuto nessuna lezione ciò che spiega le imperfezioni tecniche che hanno occasionato le rotture. Il modello originale è un disegno che avevo fatto a scuola d’arte a Parigi nel 1991 che sta al muro della mia stanza di lavoro, disegno al vero di un gesso del medaglione in bronzo di Perlan che ornava il portone del comune di Parigi fino al 800. Comunque anche “bruttino” questo lavoro è importante per me perché segna un momento chiave nel mio percorso, un passaggio tra l’autodidatta e la studentessa, un passaggio tra l’utilizzo di materie contemporanee e potenzialmente dannose per l’ambiante e la conoscenza di tecniche antiche di materie eterne e senza dubbio molto più sane. Ho scelto come colore di verde scuro a seconda cottura per impermeabilizzare il cotto che senza rimarrebbe poroso. Questa cristalline, oltre al fatto di abbellire di un colore verde un volto con acconciature di serpenti, gli conferisce anche un aura luminosa e tenebrosa allo stesso tempo. Il fascino che risale dell’intervento mi seduce molto e mi da voglia di sperimentare ancora smalti sul figurativo. Già dal mio arrivo a Firenze sono molto ammirativa dei rilievo di Della Robbia con le sue Madonne smaltata di bianco, ma dopo avere visitato il museo della ceramica à Faenza e quello personale di Zaulì il mio desiderio è tirato tra figurativo e informale cioè la materia per se stessa e la poesia che contiene da liberare. Tante cose da sperimentare ora invadono il mio pensiero, mentre chiudo i pacchi alla fine dell’anno scolastico.
Sito del museo che ospita l’originale di Perlan:
https://www.parismuseescollections.paris.fr/fr/musee-carnavalet/oeuvres/tete-de-meduse-mascaron-de-la-porte-de-l-ancien-l-hotel-de-ville#infos-secondaires-detail -
Il tuo nome scritto
À mon père.
Je ne me souviens plus de la date précise, la mémoire efface ce qui nous blesse et crée un brouillard protecteur autour de l’événement, même si le temps a passé pour moi tu es mort hier.
Cette injonction : « les œuvres d’art ne se signent plus » a suffi à activer mon engrenage rebelle. Peu importe qui l’a dit, à quelle occasion ou même pourquoi. Ma motivation est sacrée, honorer une forme d’amour au-delà de la mort, écouter mes battements de cœur, faire confiance à mes sens, profiter du libre arbitre, et ne raisonner qu’en parfaite adéquation avec tout ce qui constitue mon être pendant le temps de vie qui m’est accordé et qui me permet de dire : c’est moi qui décide.
Chaque fois que je signe une sculpture, qu’elle soit tracée dans argile ou taillée dans le marbre, j’y écris ton nom. Mienville.A mio padre.
Non mi ricordo della data precisa, la memoria cancella ciò che ci fa male e crea attorno all’evento una nebbia protettiva, anche se il tempo è passato per me sei morto ieri.
È bastato questa ingiunzione : « non si firmano più le opere d’arte » per attivare il mio ingranaggio ribello. Non importa sapere chi l’ha detto, a che occasione, neppure perché. Pure, ho una motivazione sacra, quella di onorare una forma d’amore oltre alla morte, di ascoltare i miei battiti di cuore, si fidarmi ai miei sensi, di usufruire del libero arbitro, e di ragionare solo in perfetta armonia con tutto ciò che costituisce il mio essere in quel tempo di vita a me concesso che mi consente di dire: Decido io.
Ogni volta che firmo una scultura, che sia scritto nell’argilla tenera o nel marmo scalpellato, ci lego il tuo nome. Mienville.